ALLE RICERCA DELLE GRANDI AVANGUARDIE INTERNAZIONALI
Fondamentale resta l'aspetto della comunicazione che si rinnova e di rafforza in ogni edizione puntando moltissimo sui social e sulla fidelizzazione dei contatti che hanno sempre maggiore qualità e quantità, mentre alcuni video ed articoli giornalistici hanno toccato punte insperati di 300 mila contatti. Importante la eco che la kermesse spoletina riesce a sviluppare soprattutto con articoli giornalistici promozionali e pubblicitari o pubbliredazionali con numeri da vera grande organizzazione internazionale (4000 articoli giornalistici nell'ultima edizione).
Il Presidente
prof Luca Filipponi
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Dipingere in tanti
...questa specie di rasoio eletrrico è una macchina per incidere, ricostruita da me mettendo insieme una serie di pezzi, motorino, punta, trasformatore, che vengono dall'america. Te lo dico a tutte lettere perché troppa gente se ne stupisce, sono tutti convinti che il lavoro di un "artista" non si deve avvalere della tecnica moderna inventata dall'avanguardia come accademia. E questo, si sa perché oggi, mentre ieri era sempre così: o facciamo fotografie, o facciamo incisioni con i metodi del 700 e , se poi si scopre che ci sono pittori che usano il proiettore per fare gli sfondi, allora ci si scandalizza: è sempre la vecchia storia del pastore, se le tecniche moderne vengono usate dall'avanguardia va tutto bene, se le usa invece
A SPOLETO PER VIVERE MOMENTI IRRIPETIBILI DI ARTE E CULTURA
Il menotti art festival Spoleto è una delle principali kermesse nel mondo della cultura e dell'arte contemporanea e con le sue attività si è prepotentemente guadagnato un posto di tutto rispetto nel panorama dei festival internazionali.
La manifestazione può vantare numeri considerevoli (edizione 2019) con 120 spazi espositivi aperti nella città di spoleto oltre 3800 artisti presenti nella città umbra, flussi turistici stimati in decine di migliaia di visitatori.
La manifestazione rappresentata dalla omonima associazione culturale effettuata attività anche tutto l'anno con servizi editoriali divulgativi e promozionali ed ha perfezionato nel tempo uno straordinario ed efficace circuito distributivo dei suoi prodotti e servizi ( circuito age).
un pittore che conosce veramente il mestiere e la pittura fa scandalo. In realtà il vero pittore non le usa mai, gli fa piacere però conoscerle e scoprirle per gli altri. Il fatto è che ci deve essere un po' di mistero e ci si deve chiedere" chissà come avrà fatto" ed in fondo un dispiacere quando si vede che il Cavalier d'Arpino usava una specie di matrice da ciclostile per fare le balconate ed i cieli dei suoi affreschi così grandi come hanno fatto vedere bene che nella mostra del Campidoglio" Ma torniamo alla macchinetta: io 20m anni fa, e forse qualcuno in più, erano gli anni 60, ho scoperto che si poteva incidere elettricamente sulla lastra e mi ricordo che ero stato contento di questo risultato, della possibilità che ne veniva di ridurre la vera e propria fatica che bloccava tanta gente di fronte al lavoro dell'incisore che ho fatto vedere a Tono, De Chirico, Mazzacurati a Carlo levi. Una tecnica come questa mi permette di fare quello che ho sempre voluto fare con le tecniche: condividerle con gli altri, conoscerle insieme agli altri.
Io non credo che l'arte debba essere un mistero. Credo che per tutti i mestieri i segreti devono essere detti a tutti, non ci devono essere segreti nell'arte e nel lavoro, che alla fine sono quasi la stesa cosa. Per quanto mi riguarda io le macchinette le uso poco e gli studenti della mia sezione vedono le macchinette, ma poi incidono con gli aghi: la macchinetta però è civetta un richiamo. Questo perché l'uso dello strumento elettrico libera dalla fatica preconcetta, interiore e da una libertà che estranea delle paure: chi sa scrivere a macchina si troverebbe a incidere a macchina. E poi lavorare così, fuori dal mistero, fuori dall'esclusivismo, fuori dall'ideologia della conquista, ti toglie fuori dall'accademia, dal mondo regolamentato dell'accademia, ti fa conoscere l'arte come divertimento, come fatto di parlare... si possono usare i pennelli, gli aghi, come parole, senza paura: esiste un mondo liberatorio di fare arte, un mondo facile e felice. Naturalmente è una conquista, una vera disciplina, bisogna imparare ad essere protagonisti, ad essere liberi, ed essere liberi è la disciplina più difficile, resistere.La tecnica deve essere un processo di costruzione complesso , ma gioioso, da fare insieme, perché il momento della comunicazione del parlare, anche in silenzio, è il più alto, è l'attesa del riscontro.
In questo senso credo che tutti possono dipingere: e per questo la macchinetta serve,ma non basta. Il problema grosso è un altro: chi sa fare un altro lavoro, conosce la tecnica di un altro lavoro, chi sa perché senza prestigio, deve saper dipingere, perché dipingere è un modo di parlare... bisogna mettere in discussione l'arte con la A maiuscola e la macchinette permette a tutti di pensare all'arte come ad una cosa fattibile.
Quello che conta però è dialogare perché con la pittura è possibile, mentre per esempio nella letteratura è quasi impossibile. Nella pittura è diverso, si esce la domenica e si va tutti insieme a dipingere e la sera tutti insieme a parlare della giornata, e da parlare c'è perché se ne andato via il sole e sono cambiati i colori, costano troppo i pennelli! Non sono ricordi autobiografici, romantici, ma molto utili e momenti eccezionali di vita vissuta: solo Andrè Malraux di fronte ai quadri di Carlo Levi tenne a sottolineare che ognuno dipinge come scrive, tu dirai che in genere gli scrittori non dipingono, ebbene, è un errore, per esempio oggi Zavattini dipinge benissimo.
La rinascenza dal punto di vista storico ha contato molto e , per contrasto, ogni volta che vedo la perfezione di Raffaello, mi ricordo le arti primitive e la "Tete d'obsidienne" di Malraux, e gli idoli. Ed alla fine Chagall che incarna l'ideale della pittura e della vita, lavora tutti i giorni, ha fatto la Rivoluzione d'ottobre, e quattro burocrati lo hanno cacciato, ma non ha perso, i suoi quadri, e la sua vita sono pieni di gioia di vivere, della gioia della vita e del colore.
Poi contano tutti a partire da Caravaggio e da Callot. La pittura è studio continuo, io subisco le influenze di tanti e dicendo tanti dico che siamo in realtà tutti legati da un profondo amore per la pittura, per gli uomini, chi non capisce questo in pittura non potrà mai costruire una cultura vera e propria, ma solo riflessa. non ho problemi di coerenza del prodotto, cerco di migliorare attraverso la pittura vera, di lavorare bene. Ho un sogno ricorrente: degli uomini mi preparano dei quadri meravigliosi ed io li dipingo, li completo, ma poi mi accorgo che verrebbero brutti quadri perché bellissimi e perfetti, l'arte ha bisogno degli errori, perché parla agli uomini, gli uomini attraverso le mancanze, gli errori, il dialogo tra loro imparato assieme all'artista per andare avanti, quando non ci saranno più errori e avremo capito tutto sarà ora di morire, cioè di dormire, per risvegliarsi più preparati al nostro compito di amore verso gli altri e verso noi stessi. Spero di far sorridere uno che non vuole dipingere. Tu sei qua con me e parliamo di pittura. E' vita. Forse anche per questo abbiamo creduto tanto nei rapporti tra arte e operai : la classe operaia aveva i suoi problemi reali non pensavamo di fare la rivoluzione oggi continuano a farla gli esuli, per esempio Matta, ma noi che non siamo esuli la classe operaia non l'abbiamo mai conosciuta e oggi la classe operaia alle aste di pittra delle Tv private ci va. Probabilmente noi siamo negativi. Però non è detto. E oggi tratti con gli studenti, quelli che ti amano, quelli che ti seguono, quelli che ti fregano, insegni ed impari, anzi non insegni, stai con loro come diceva la tua amica oggi pomeriggio. Gli dai quello che puoi, ma è poco, però non è detto...
Prof Gianpaolo Berto
Docente Ordinario Accademia delle Belle Arti di Roma
Artista, Incisore
(Discorso tratto Berto 80)